Natasha Senjanovic/www.cineuropa.org

La fotografa italiana Lisetta Carmi e gli immigrati africani protagonisti della rivolta — dalle tragiche conseguenze — di Rosarno, nel gennaio scorso, sono il tema di due film europei proposti ai Venice Days venerdì. Sebbena possa sembrare una insolita combinazione, le due pellicole sono unite dall’idea che le parti forti della società debbano proteggere e difendere quelle deboli.

Il fotografo e regista Daniele Segre ha dichiarato che il suo film no-budget Lisetta Carmi: Un’anima in cammino è un progetto d’amore. La fotografa, attiva tra gli anni ’60 e ’70, è nota soprattutto per le sue foto di travestiti, di abitanti dei più duri bassifondi del pianeta e del controverso poeta Ezra Pound.

Cresciuta sotto le leggi razziali del periodo fascista, Carmi era stata cacciata dalla scuola poiché ebrea: un’esperienza che l’avrebbe segnata per sempre, come forza-guida della sua carriera artistica nella ricerca “di capire e catturare con la mia macchina fotografica i cittadini più marginali e poveri del mondo”.

Così si era vestita da uomo per fare amicizia con dei travestiti a Genova, molti dei quali prostitute, e aveva realizzare un libro di fotografie su Pound, notoriamente antisemita, dall’uscita dal carcere psichiatrico al ritorno in Italia. Quando aveva iniziato a guadagnare più col suo lavoro per l’industria che per le riviste, la donna, dopo una vita senza compromessi, aveva lasciato una carriera avviata per costruire il primo ashram italiano.